Faida a palma, la requisitoria

Faida all’ombra del Gattopardo: la Procura di Agrigento conclude la requisitoria in Corte d’Assise: invocati due ergastoli e sette condanne a Palma di Montechiaro.

Il 16 luglio del 2021 il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Micaela Raimondo, ha disposto il rinvio a giudizio di 11 imputati di Palma di Montechiaro, che adesso sono 10 perchè uno, Angelo Castronovo, 65 anni, bracciante agricolo, è stato ucciso lo scorso 31 ottobre in contrada Cipolla tra Palma di Montechiaro e Campobello di Licata. Lui è stato sorpreso dalla mano sul grilletto intento a lavorare in movimento terra a bordo di un camion. Ha tentato la fuga, verso la strada statale. Inutile: è stato bersaglio di più proiettili, da pistola e da fucile a pallettoni, almeno 5 di cui l’ultimo sparato alla tempia, appena a ridosso del guardrail. Un contadino si è accorto del cadavere, e ha telefonato ai Carabinieri. L’inchiesta a carico degli 11 e poi 10, sostenuta da Carabinieri e Squadra Mobile di Agrigento, ruota intorno ad una faida tra famiglie e ad altri due precedenti omicidi. I morti sono stati Enrico Rallo, 38 anni, ferito a Palma di Montechiaro il 10 novembre del 2015 e poi morto un mese dopo all’ospedale Civico di Palermo. E Salvatore Azzarello, 39 anni, ucciso in contrada Burraiti, tra Agrigento, Favara e Naro, il 23 agosto del 2017. Secondo quanto emerso dalle indagini, l’origine della faida risale al furto di un mezzo agricolo nel 2013, che sarebbe stato commesso dai fratelli Ignazio ed Enrico Rallo a danno di Salvatore Azzarello. Azzarello avrebbe ucciso Enrico Rallo, ed Ignazio Rallo, Roberto Onolfo e Giuseppe Rallo avrebbero ucciso Salvatore Azzarello. Ad Angelo Castronovo, già scampato la notte di Capodanno del 1991 alla strage del bar “2000” provocata dal conflitto tra Cosa Nostra e Stidda, era contestata la partecipazione ad entrambi gli omicidi allorchè avrebbe fornito informazioni e atti utili a compiere i due agguati mortali: avrebbe fissato un appuntamento trappola con Enrico Rallo, e poi avrebbe informato Ignazio Rallo su dove trovare Azzarello. Infatti, nel capo d’imputazione di Angelo Castronovo, inteso “u pazzu”, si legge: “E’ la figura cardine, la costante delle due vicende in cui è Giano Bifronte, amico degli uni contro gli altri ma, all’occorrenza, amico degli altri contro i primi”. Ebbene, il pubblico ministero, Gloria Andreoli, ha concluso la requisitoria, e così si è rivolta alla Corte d’Assise di Agrigento presieduta da Giuseppe Miceli: “Signori giudici, condannate all’ergastolo Ignazio Rallo, 42 anni, e Roberto Onolfo, 31 anni. E poi siano inflitti 3 anni e 1 mese di carcere a Pino Azzarello, 42 anni, poi 1 anno e 4 mesi a Carmelo Pace, 59 anni, poi 2 anni a Giacomo Alotto, 64 anni, poi 2 anni a Gioacchino Gaetano Burgio, 52 anni, poi 2 anni a Giuseppe Giganti, 46 anni, poi 2 anni a Giuseppe Rallo, 34 anni, e poi 1 anno e 2 mesi a Francesco Orlando, 28 anni. Un’altra imputata, Maria Concetta Noemi Oteri, 24 anni, ha già patteggiato la condanna. Prossima udienza il 4 maggio, per le prime arringhe difensive.

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