Agrigento, stalking, vizio di mente, muro di gomma e sfogo sui social

A volte, a fronte del muro di gomma che si frappone tra le Istituzioni e i cittadini, si usano i social come valvola di sfogo. E’ quanto appena accaduto ad Agrigento, dove una imprenditrice della movida, titolare di un noto locale e vittima di stalking, ha scritto un messaggio dal contenuto inequivocabile. In sintesi: “Il mio persecutore è stato inquisito per stalking, minacce e danneggiamenti, poi processato e assolto per vizio di mente. Adesso è libero di riprendere la sua condotta a mio danno, come del resto ha già fatto. Vi prego di non chiedervi cosa accadrà perché tanto può accadere qualunque cosa. Lui ormai in carcere non potrà più andare, non so se avete capito. E’ incapace di intendere e volere. Ah, tranne se mi uccidesse, ovviamente. Lì ci sarebbe un reato diverso e quindi sarebbe processabile. Ma quello casomai lo leggereste sui siti locali, non sul mio profilo. In quel caso temo che non potrei aggiornarvi di persona. Spero mi scuserete. Adesso è nuovamente libero di rubare le mie foto, aprire profili falsi e chiedere il contatto alle persone vicine a me. In questo momento, ad esempio, ha come foto del profilo whatsapp la mia faccia. E’ libero di continuare a fare quello che faceva prima, tempestarmi cioè di chiamate, messaggi e minacce. E infatti lo fa, lo sta facendo anche adesso, mentre scrivo a voi, per esempio. Intanto respiro e vado avanti… e mi chiedo (ve lo confesso) quanti si aggiungeranno a tutti quelli che ho incontrato in questo percorso i quali hanno detto (oppure negli occhi di loro ho letto): ‘Si, vabbè, ma chissà lei che ha fatto’… Vi tolgo una curiosità: non ho fatto niente, solo il mio lavoro”.

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