Lo stato dell’arte della crisi idrica in Sicilia
Dopo l’estate rovente flagellata dalla siccità e dalla crisi idrica, la Sicilia è stata finalmente bagnata dalle prime attese piogge autunnali, che non hanno risolto affatto l’emergenza ma che hanno, seppur minimamente, attenuato le carenze negli invasi, e alimentato di ottimismo le prospettive di altre precipitazioni. Nel frattempo sia in ambito regionale che locale si lavora ai rimedi. La “cabina di regia”, istituita a Palazzo d’Orleans dal presidente Schifani e coordinata dal capo della Protezione civile, Salvo Cocina, è impegnata nell’attuazione dell’apposito piano predisposto con i fondi dell’emergenza nazionale stanziati dal governo Meloni. Inoltre Schifani ha promesso la riattivazione dei dissalatori di Gela e Porto Empedocle stanziando 100 milioni di euro nella prossima manovra finanziaria. Ancora nell’Agrigentino il presidente della Regione ha disposto un anticipo di 10 milioni di euro per avviare entro il 2024 i lavori di recupero della rete idrica di Agrigento, dove diverse associazioni locali, capitanate dal Codacons, hanno risollevato le armi delle manifestazioni di protesta cittadine, organizzandone una già giovedì prossimo 3 ottobre. Cocina è appena stato a Caltanissetta dove, a fronte della perdurante crisi, ha sollecitato, come ad Agrigento lo scorso 14 agosto, la ricerca di nuovi pozzi o il ripristino di quelli esistenti. Si procede, anche se con affanno, nel superamento di una crisi che, tuttavia, è e sarà sistemica, a fronte dei cambiamenti climatici. Ecco perché, come unanimemente ormai ritenuto, i dissalatori saranno l’unica fonte di salvezza per l’isola.