Il Cga “restituisce” a Pippo Gianni il seggio all’Ars

Pippo Gianni ha vinto al Cga la “battaglia” contro Pippo Gennuso per il seggio all’Ars, una vicenda che risale alla precedente legislatura che si è conclusa nel 2017. Il Consiglio di giustizia amministrativa ha accolto il ricorso presentato dall’ex deputato regionale assistito dagli avvocati Michele Cimino, Massimiliano Mangano, Valentina Castellucci.
Un ricorso contro l’ufficio elettorale del collegio di Siracusa per chiedere l’annullamento delle operazioni di voto in otto sezioni di Pachino e Rosolini e la revocazione di tre sentenze del Cga. Tutto parte da un ricorso presentato al Tar nel quale si contestava la validità del risultato elettorale per alcuni irregolarità che avrebbero favorito Gianni ai danni di Gennuso. Il Tar aveva dichiarato il ricorso inammissibile.
A questo punto il contenzioso si inserisce nella vicenda che ha visto coinvolto il presidente del Cga Raffaele De Lipsis che ha patteggiato una pena a due anni e sei mesi di reclusione (sospesa), e interdizioni dai pubblici uffici e ha versato la somma di 25 mila euro a titolo di risarcimento del danno. L’accusa era di corruzione. La sentenza è diventata irrevocabile il 14 settembre del 2019.
Alla luce di quelle vicende i giudici del Cga presieduti da Rosanna De Nictolis, estensore Sara Raffaella Molinaro, hanno revocato le sentenze del Cga del 2014 e dichiarato nulle la consultazione che aveva ribaltato l’esito delle elezioni, dichiarando nulla l’elezione di Gennuso ripristinando quelle di Pippo Gianni, al quale non sono state riconosciute le indennità relative al periodo nel quale non ha potuto esercitare il mandato.
Il Cga ha quindi revocato la sentenza emessa dal Giudice Raffaele De Lipsis e ha restituito il seggio ingiustamente strappato a Pippo Gianni. “Sono stati anni di esilio quelli che ho vissuto lontano da queste aule dove il mio collegio elettorale aveva voluto che esercitassi funzioni politiche; funzioni che, nonostante gli incresciosi fatti ormai acclarati, con mia grande soddisfazione, le ho comunque potute svolgere come sindaco di Priolo Gargallo, simbolo della mia provincia, Siracusa”. Lo afferma Pippo Gianni, che aggiunge. “Ma, l’onore della fascia tricolore non ha potuto lenire il dolore per una ingiustizia che ha rasentato gli eccessi del sopruso. Finalmente giustizia è stata fatta; in realtà questo è stato il primo passo. Tengo a precisare che non è la giustizia per Pippo Gianni, ma la giustizia per il popolo siciliano! Un’esperienza amara, non posso nasconderlo, ma anche formativa: perché ho potuto toccare con mano quello che Leonardo Sciascia, parlando della macchina delle leggi, chiamava “Ingranaggio”, traendo nondimeno insegnamento per conoscere maggiormente le dinamiche di una Regione la cui certezza può essere minata anche da una indebita pretesa individuale. Ma non solo: ho potuto riaffermare la mia fiducia nella giustizia, anche grazie ai miei eccellenti avvocati, cui mi sento obbligato, e reintegrare così la pienezza della mia condotta e della mia coscienza di uomo e di politico. Emulando un mio antico progenitore, re Gelone di Siracusa, sarei tentato di dire che l’estate ha perso in questi anni la sua primavera, ma peccherei di Hybris, di tracotanza, perciò mi piace oggi riconoscermi più in Timoleonte, che dai siracusani fu amatissimo per quanto fece come sindaco ante litteram, più che per le sue gloriose gesta contro i Cartaginesi combattuti in tutta la Sicilia. Mi sia permesso almeno di esprimere insieme alla gioia anche l’amarezza per ciò che non è stato, non meno di una speranza e di una promessa: che non si abbiano più casi come il mio e che non mi risparmierò nel mio futuro impegno politico”, conclude Gianni.
“La sentenza di revocazione n. 866/2020 del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la Regione Siciliana, che ha revocato le sentenze nn. 46/2014, 47/2014 e 394/2014, rappresenta un unicum nei suoi contenuti” – commentano gli avvocati Michele Cimino, Massimiliano Mangano e Valentina Castellucci.
“Anzitutto è la prima sentenza di revocazione per dolo del giudice nel panorama della Giustizia Amministrativa, seppur non sia la prima volta che le cronache raccontano di giudici corrotti. Tuttavia, ci dispiace notare come questa vicenda sia passata come una battaglia tra Pippo Gianni e Pippo Gennuso.
In realtà è una battaglia che abbiamo sposato con Pippo Gianni per risarcire quella giustizia violata, che ha messo in discussione lo Statuto Siciliano, e che dunque ha leso profondamente il principio democratico, ribaltando il volere del popolo, nonché il principio di separazione dei poteri!
Ci è dispiaciuto trovarci da soli in questa battaglia di giustizia, pensavamo che l’Assemblea Regionale Siciliana, lesa più di ogni altra persona o istituzione da questa vicenda, intervenisse attivamente, con un ricorso incidentale, per far cessare anche indebite percezioni economiche. Anche se, siamo certi, e su ciò vigileremo, che la stessa Assemblea adesso si attivi per recuperare tutto quel denaro che, ad esempio, si è speso inutilmente per la rinnovazione delle elezioni, oggi pagato dai cittadini siciliani. Il risultato del giudizio non era scontato”

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