25 cadaveri nella stiva del barcone giunto a Lampedusa, somalo condannato all’ergastolo

In piena emergenza immigrazione una condanna esemplare per chi è stato accusato di essere protagonista di una carneficina. Venticinque migranti picchiati a morte durante la traversata perchè si erano ribellati all’idea di restare nella stiva dove rischiavano di soffocare. La Corte di assise di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, ha condannato all’ergastolo il ventisettenne somalo Mohamed Moussa che, nel frattempo, ha fatto perdere le sue tracce.
Si tratta della sesta condanna nell’ambito dell’inchiesta sulla strage del primo agosto del 2011, a Lampedusa quando un barcone approdò con i cadaveri di venticinque migranti asfissiati e picchiati dentro la stiva. Moussa, in un primo momento, era stato accusato solo di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina – reato per il quale è stato condannato – e solo in un secondo momento, quando l’imputato ha fatto perdere le sue tracce, è stato istruito il procedimento per omicidio volontario. A raccontare in aula l’orrore dei soccorsi è stato il medico Pietro Bartolo, ex responsabile del presidio ospedaliero di Lampedusa e attuale europarlamentare di Democrazia Solidale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *