“Borsellino”, Scarpinato: “C’è chi aiutò la mafia a uccidere Paolo”

Il procuratore generale di Palermo, Roberto Scarpinato, è intervenuto a Palermo al dibattito “Furti di verità: depistaggi e stragi in Italia”, organizzato dalla corrente della magistratura “Area”. In riferimento al depistaggio sulla strage di via D’Amelio, Scarpinato, tra l’altro, ha affermato: “Menti esterne alla mafia hanno ordinato a Cosa nostra di anticipare il progetto di omicidio di Paolo Borsellino e hanno dato anche ai clan il supporto logistico per fare la strage. All’indomani della strage di via D’Amelio l’allora Procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra chiese a Bruno Contrada, che allora era ai vertici dei Servizi segreti, di aiutarlo nelle indagini, nonostante ci fosse una legge che vietava una collaborazione dei servizi segreti alle indagini. Il Sisde, dopo essere stato incaricato dal Procuratore Tinebra comincia a indirizzare le note alla Procura della Repubblica, tra cui quella del 10 ottobre ’92 e punta l’attenzione sul collaboratore di giustizia Scarantino. I giudici hanno ritenuto che Arnaldo La Barbera (che guidava il gruppo investigativo “Falcone e Borsellino”) aveva trovato una fonte segreta che gli aveva rivelato delle notizie che aveva messo in bocca a Scarantino. La Barbera sapeva quello stesso pomeriggio del 19 luglio del 92 in cui venne ucciso Paolo Borsellino che l’autovettura caricata di esplosivo era una 126 quando invece si seppe ufficialmente solo il 21 luglio. La mescolanza di notizie vere e false trasse in inganno i magistrati”.

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