Approvato lo statuto, è ufficiale: Agrigento torna all’acqua pubblica

Il primo passo verso la gestione pubblica dell’acqua nell’Agrigentino è stato fatto.

Tutti i 43 sindaci, come vi avevamo preannunciato, martedì 12 aprile si sono riuniti nella sede dell’IRSAP (ex consorzio ASI) della zona industriale di Agrigento ed hanno ufficialmente  costituito il nuovo soggetto gestore che sostituirà l’ATO (Ambito Territoriale Ottimale).

ATI

La nuova ATI (Assemblea Territoriale Idrica), prevista dalla legge regionale n. 19 del 2015, il cui statuto prevede delle importanti novità, adesso dovrà subito mettersi a lavoro, per cambiare radicalmente le modalità di gestione di un servizio idrico integrato che, nell’Agrigentino, è finito nel mirino degli uffici giudiziari di Agrigento, Sciacca e Palermo.

Adesso l’ATI, di cui fanno parte tutti e 43 i comuni agrigentini, dovrà necessariamente raccordarsi con i magistrati che stanno conducendo le numerose indagini a carico di Girgenti Acque, la spa che gestisce i servizi idrici e fognari agrigentini in 27 comuni.

8 anni di gestione illegale ha infatti fin qui prodotto un centinaio di milioni di euro di debiti, accumulati da un’azienda tirata in ballo per una serie interminabile di reati che svariano dalla truffa, alla frode nella fornitura di pubblici servizi, al disastro ambientale, sino ad ipotizzare anche delle pesanti infiltrazioni mafiose.

Si tratta, come è noto, di inchieste, tutte quante ancora in corso, che hanno portato, tra l’altro, al sequestro giudiziario per ora, si fa per dire, solo dei depuratori di Ribera, Agrigento, Licata, Favara, Cattolica Eraclea, Montallegro. Sono impianti il cui cattivo od inesistente funzionamento ha provocato l’inquinamento a tappeto di un intero territorio, compresi torrenti, falde acquifere e tutto il litorale agrigentino.

Poi c’è da verificare la curiosa storia delle migliaia di contatori idrici, ritenuti taroccati, comprati per una manciata di soldi in Cina, omologati stranamente in Francia, ed installati agli utenti del servizio, a carissimo prezzo.

Ma la lista dei procedimenti giudiziari a carico di Girgenti Acque, non finisce qui. E’ stata rilanciata dai media in questi giorni una notizia che, per la verità, avevamo pubblicato per primi noi diSicilia Cronaca e cioè che l’INPS, attraverso un accertamento della Guardia di Finanza, ha fatto notificare presso gli uffici di Girgenti Acque, delle cartelle esattoriali, contestando 5 milioni di euro di evasione contributiva. Mentre la Procura Distrettuale Antimafia di Palermo sta effettuando delle accurate indagini per accertare l’esistenza di eventuali infiltrazioni mafiose riguardo alle assunzioni degli oltre 400 dipendenti reclutati, in molti casi, in cambio di favori, non sempre leciti, assicurati da politici e pubblici funzionari.

Ora è arrivato, finalmente, il momento di non far gravare sui cittadini dei comuni agrigentini il peso delle gravissime inadempienze finora contestate, a Girgenti Acque, solo dalle Autorità Giudiziarie. Ed è proprio a causa delle illegalià svelate dalla Magistratura che gli importi delle tariffe idriche, nell’Agrigentino, sono almeno il quadruplo rispetto alla media nazionale, a fronte di servizi assolutamente pessimi.

Il nuovo soggetto responsabile per la gestione dei servizi idrici e fognari, adesso,  dovrà necessariamente prendere atto, ahimé, anche dell  omissioni da parte delle Autorità preposte al controllo di gestione, a partire dalla Regione Siciliana, con i suoi commissari, per finire anche ai dirigenti amministrativi in servizio presso l’ATO idrico di Agrigento.

Cosa hanno fatto in questi anni tutti quanti  gli organi di controllo gestionale ed amministrativo mentre i cittadini agrigentini venivano brutalmente ed  illegalmente tartassati?

Poi c’è da affrontare il capitolo della captazione e distribuzione dell’acqua fin qui comprata da Sicilacque, quando nei monti Sicani, da Santo Stefano a Cammarata c’è un bacino imbrifero e delle purissime sorgenti che potrebbero garantire svariate centinaia di litri al secondo di acqua minerale naturale.

Ed invece la Regione Sicilia quella preziosissima acqua l’ha scippata ai legittimi titolari, cioè i comuni ed i cittadini agrigentini, per regalarla alla multinazionale Nestlè che la imbottiglia col marchio ACQUA VERA SANTA ROSALIA, mentre alle centinaia di migliaia di utenti del servizio idrico Girgenti Acque fa arrivare nelle case un liquido pieno di sabbia ed anche di melma che di potabile ha ben poco.

Stranamente, comunque, alla riunione di martedì 12 aprile, era assente il commissario regionale che ha fin qui gestito l’ormai ex ATO idrico. Questa brillante assenza vuole forse rappresentare un ulteriore sconfessione da parte della Regione che, finora, è rimasta inerme ad assistere che una società, Girgenti Acque, commettesse, impunemente per anni, ai danni dei cittadini agrigentini, una caterva di azioni illegali.

Sono stati così il sindaco di Racalmuto, Emilio Messana, ma anche quello di Bivona, l’On. Giovanni Panepinto, assieme a quello di Csteltermini, Nuccio Sapia, che hanno  illustrato quanto concordato con tutti gli altri loro colleghi e che poi si è tramutato in atti ufficiali, con l’approvazione dello statuto e dell’atto costitutivo della nuova società d’ambito.

Statuto che, tra l’altro, prevede il diritto inalienabile di ogni cittadino ad una dotazione idrica giornaliera di 50 litri a persona, anche in caso di morosità.

Mentre in un ordine del giorno, approvato così come lo statuto della nuova ATI, all’unanimità, si è stabilito di sollecitare il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, ad attivarsi nel nominare, così come previsto dalla già citata legge regionale 19/2015, un suo componente che farà parte commissione che valuterà tutte quante le inadempienze amministrative e gestionali di Girgenti Acque, alla luce anche delle numerose indagini giudiziarie, grazie alle quali si è potuto porre un argine ad una gestione assolutamente fuori controllo e palesemente illegale.

(s.p.)

salvatore-petrotto@virgilio.it

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