Illegittima parte della riforma degli appalti in Sicilia

Nell’ambito della legge regionale siciliana di riforma degli appalti, la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittimi i primi due commi dell’articolo 4, ovvero una parte fondamentale che disciplina il processo di aggiudicazione dei lavori pubblici in Sicilia. E poi l’articolo 13, che proroga i contratti di affidamento dei servizi di trasporto pubblico locale. Si dovranno quindi applicare in Sicilia le norme nazionali del 2016. Infatti, il governo nazionale ha impugnato le norme perché eccedono dalle competenze regionali. L’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone, commenta: “Prendiamo atto della sentenza della Corte Costituzionale che ricolloca la competenza nella disciplina dei pubblici appalti in capo allo Stato. Sapevamo, quando abbiamo avviato il contenzioso, che il giudizio aveva margini stretti, ma valeva la pena farlo per il merito della questione, nonché nel rispetto dello spirito dello Statuto siciliano. In questo anno e mezzo, la norma voluta da tutte le Associazioni datoriali ha comunque sortito il positivo effetto di comprimere i ribassi praticati dalle imprese. Questo ha portato al beneficio di lavori aggiudicati con un ragionevole utile di impresa, scongiurando il rischio che offerte troppo al limite potessero incidere sulla qualità delle opere. Altro elemento essenziale: sono state espletate circa 200 gare con un contenzioso ridotto praticamente a zero”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *