Unanime coro di no da parte della politica, i sindacati, e i sindaci interessati al deposito anche in Sicilia di rifiuti radioattivi. Gli interventi degli assessori Cordaro e Pierobon.


Vi è anche la Sicilia fra le sette regioni italiane in cui sono state individuate le aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nucleare nazionale per conservare definitivamente i rifiuti radioattivi di bassa e media attività. Le altre regioni, oltre alla Sicilia, sono Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata e Sardegna. In tale ambito la Sogin è la società statale responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e sicurezza dei rifiuti radioattivi. Nella Tavola generale allegata alla Cnapi (ossia la Carta nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee alla localizzazione del Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi) sono indicati anche i Comuni interessati nelle sette regioni. In particolare per la Sicilia sono stati individuati: Trapani, Butera, Calatafimi-Segesta, e l’area fra Castellana Sicula e Petralia Sottana. Ebbene, contro tali scelte, alla Regione Siciliana sono già state sollevate le barricate. Il primo a lanciare la prima palla di cannone è, ovviamente, l’assessore regionale a Territorio e Ambiente, Toto Cordaro, che spara così: “La Sicilia rispetto a un tema così delicato e complesso, come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e, quindi, della tutela ambientale, non può accettare l’idea di scelte calate dall’alto. Riteniamo fondamentale, sul tema ambientale ancora più che su altri, un pieno confronto tra governo nazionale, governo regionale e le comunità locali interessate. Vale la pena ricordare che in questi primi tre anni, dopo gli ingiustificabili ritardi dei governi precedenti, abbiamo finalmente varato, tra gli altri, il Piano sull’amianto, il Piano alluvioni, quello sull’attività di bacino e il Piano contro l’inquinamento dell’aria e acustico. Il governo Musumeci, quindi, ha posto da sempre il tema della tutela ambientale ai primi posti della sua azione e rassicuro tutti che continueremo ancora a farlo con decisione. Il confronto è essenziale, senza fare terrorismo ma neppure senza minimizzare” – conclude Cordaro. Esplode la seconda cannonata l’assessore regionale ai rifiuti, Alberto Pierobon, che ribatte così: “Ritengo che la Sicilia abbia già dato tanto dal punto di vista ambientale e che individuare strutture del genere nell’Isola non sia opportuno per tante motivazioni che faremo valere. Entrando nel merito della questione, la procedura che si apre adesso è tecnica e si basa su criteri che sono stati decisi diversi anni fa, quando sono state classificate delle aree in base a delle caratteristiche ritenute necessarie per ospitare i rifiuti degli impianti smantellati. Tra tutte le zone individuate, quelle siciliane sono ritenute meno idonee, cioè meno adatte, ma questo non basta. Posso assicurare che il governo Musumeci affronterà con attenzione e responsabilità la questione, che coinvolge vari rami dell’amministrazione essendo più argomento di carattere ambientale che prettamente legato ai rifiuti. Siamo già attivi e in contatto con gli enti nazionali preposti, e ribadisco che faremo valere le ragioni dell’Isola nelle opportune sedi di confronto, sempre nell’esclusivo interesse dei siciliani”.

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