L’avvocato Pennica bacchetta l’ex collaboratore Tuzzolino

Innanzi al Tribunale di Palermo, alla giudice Fulvia Vassallo, si è svolta un’altra udienza del processo a carico del già aspirante collaboratore della giustizia agrigentino, Giuseppe Tuzzolino, già detenuto per il reato di calunnia. In tale processo Tuzzolino è imputato di calunnia a danno dell’avvocato agrigentino Salvatore Pennica. Tra l’altro, secondo Tuzzolino, l’avvocato Pennica avrebbe conservato “documenti importanti e compromettenti, anche in tema di mafia, nel proprio computer”. Ebbene, ha deposto lo stesso avvocato Pennica che, tra l’altro, ha affermato: “L’architetto Giuseppe Tuzzolino era logorroico, istrione e bipolare. In quella massa frastagliata di cose che diceva, in mezzo alle stupidate, c’erano degli spunti investigativi su cui lavorare”. Poi è stato ascoltato come testimone il magistrato Andrea Maggioni, che ha già indagato su Tuzzolino e che, tra l’altro, ha affermato: “Ho iniziato a indagare insieme al collega Luca Sciarretta per ragioni organizzative dell’ufficio. Ho invitato Tuzzolino a collaborare e il suo difensore, l’avvocato Pennica, non gli sconsigliò mai di farlo. Ricordo la storia delle pen drive, non escludo che abbia detto in decine di interrogatori di averle consegnate anche a me. Ho saputo che Pennica era stato perquisito e non gradì per nulla la circostanza, pur sottolineando che i poliziotti erano stati molto cortesi e professionali. Fu necessario sentire Tuzzolino molte volte perchè allargava sempre il discorso, era logorroico e sull’avvocato Pennica disse molte cose false”. E poi è stato ascoltato anche il magistrato Luca Sciarretta, che ha affermato: “Dopo che sottoposi Tuzzolino a fermo, insieme ad altre decine di persone nell’ambito di un’indagine che ipotizzava una complessa truffa nel rilascio delle licenze edilizie a Palma di Montechiaro, ammise le sue responsabilità e fece consistenti rivelazioni che tiravano in ballo altre persone. Non ricordo dichiarazioni relative alle pen drive, potrebbe averle fatte alla Dda che si occupò dopo del caso. Pennica, comunque, in mia presenza non gli sconsigliò mai di collaborare”.

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